Bendaggi d'informazione
È un periodo in cui l’onestà intellettuale di una parte di stampa è venuta meno, dove si è costretti a subire titoli sensazionalistici per testi mediocri, dove la verità decantata è solo quella di una parte del gioco, di quella che paga, che fa comodo.
A noi arrivano soltanto le scorie, frammenti di quotidianità diverse, che non capiamo, che non capiremo mai fino in fondo, perché per capire bisogna entrare, squarciare strati di ipocrisia depositati negli anni e incollati con la saliva di chi sa come portare a casa la pagnotta.
Lo strato è duro, le bende hanno la forma giusta, l’anima del gatto/aquila/coccodrillo che ci portiamo a casa, e che dovrebbe “proteggerci” quantomeno dall’inconsapevolezza, in realtà è un involucro più o meno ben congeniato venduto per sacro ma che nasconde tra quei tessuti chissà quali interessi.
Già nell’Antico Egitto, probabilmente per far fronte ad un mercato crescente, capitava che venissero smerciate false mummie, contenenti animali diversi da quelli rappresentati; alle volte contenevano soltanto piccoli frammenti o addirittura mummie “fabbricate” in fretta e furia, alleggerendo i processi classici, per produrre più esemplari. Capitava di pagare e di credere in qualcosa che in realtà non era così.
La storia è piena di questo, come quella dei polli sacri raccontata da Cicerone e Quinto, e del famoso tripudio, di cui però fuori dalle stanze arrivavano solo le poche informazioni dei presagi buoni o cattivi, manipolati naturalmente.
Io sono da sempre contro chi è neutrale, perché la neutralità è lavarsene le mani semplicemente senza prendersi il carico delle proprie responsabilità, ma allo stesso tempo credo che prima di parteggiare serva la corretta informazione, quella che sa scovare gli errori e le schifezze di ogni Paese, di ogni potere.