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"La vile decadenza metafisica" ... due mondi dal solito padre

Il vagone vuoto pareva una punizione ancor più grande di quando appariva Andrea, con quel suo fare pieno, di persona molto sicura. Andrea era la figlia del suo padre biologico, frutto del suo secondo matrimonio, era tutto ciò che aveva sempre sognato di essere: Andrea nel suo immaginario ero la personificazione di ogni pregio conosciuto, aveva addirittura pensato che suo padre una volta capiti gli errori dopo averla concepita si fosse impegnato per creare il suo perfetto opposto, il contrario della sua imperfezione. Maya era abbondante, goffa, eternamente sgraziata, come un elefante in una cristalleria, aveva degli occhiali spessi e costantemente macchiati dalle proprie impronte, i capelli lunghi ed ebanei tenuti con la coda sembravano un casco da inserire alla mattina e da togliere alla sera, come perennemente unti sebbene non fosse certo la sporcizia il problema. Andrea era atletica, teneva i capelli con tagli alla moda e li sfoggiava con quel pizzico di spavalderia che riscuoteva un gran successo, riusciva a sorridere ed affrontare ogni situazione con la sicurezza di un veterano della vita. Era conosciuta ed apprezzata anche grazie ad un canale su youtube che l’aveva proclamata ragazza dell’anno dell’istituto Luigi Pirandello, da allora continui link sulla propria pagina social per la definitiva consacrazione come youtuber. Maya camminò avanzando di qualche passo sul pavimento grigio lucido a piccole punzonature elittiche nere. Le sedute, di una dozzinale pelle color moro con l’imbottitura centrale azzurra, continuavano a due a due sia a destra che a sinistra e, ad accezione delle due ad inizio e fine, tutte erano divise a gruppi di quattro orientate le une verso le altre. A lei non era concesso occupare una poltrona del treno di A, perciò varcata la soglia quasi si rammaricò di averlo fatto e si fermò di colpo abbassando gli occhi nonostante non ci fosse nessuno ad osservarla.