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La vile decadenza metafisica ... La strada di ritorno

La vile decadenza metafisica ... La strada di ritorno

Scese dal treno agguantandosi al piccolo passamano obliquo riverniciato bianco. “Come mai se ne sono andati tutti?” pensò, com’era possibile che erano tornati tutti a casa? Forse era stato annunciato un guasto, organizzato un pullman per una impossibilità delle linee ferroviarie o di quel treno in particolare. -Perchè nessuno si accorge mai della mia presenza?-, nonostante la sua mole era sempre risultata trasparente a meno che non ci fosse stata in quel momento una crociata contro di lei, cosa anche quella che non avveniva di rado. Guardò tutta la stazione poi cercò di intravedere attraverso la vetrata, oltre il primo binario, ma era troppo lontana per metterla a fuoco. Scese con frenesia le scale, completò il piccolo vialetto sotterraneo senza neanche accorgersi, risalì tutto d’un fiato fino alla vetrata che dava sulla sala d’attesa. “Finalmente” pensò tappando con la mano il riverbero della luce sul vetro. Rimase diversi attimi a guardare da cima a fondo l’interno poi si convinse a spostarsi verso la porta per aprirla, provò la maniglia, provò a spingere e a tirare, ma la porta rimaneva come imbullettata, impossibile da smuovere, provò anche a battere i pugni ed a urlare ma senza esito. La stazione viveva di un silenzio assordante, era la prima volta che si sentiva così spaesata. Perché non c’era la solita voce annunciatrice: “ è in arrivo il  treno …” oppure “ … non oltrepassare la linea gialla”. Il bar poco più indietro era completamente vuoto, persino gli espositori in cartone delle patatine erano stati completamente svaligiati, tutto era spento. Come avrebbe mangiato volentieri un pezzo di pizza al salamino piccante. Tornò al treno lentamente, a testa bassa. Si avvicinò per cercare una porta, sentiva la necessità di risalire, forse tutto questo era una sensazione e il treno sarebbe partito a breve e non serviva farsi troppi problemi. -Perché devo sempre credermi in un dramma!- Camminò di fianco al treno cercando un ingresso, ad un certo punto pensò addirittura di aver bucato un’entrata e si guardò indietro ma alla fine aveva già superato tre vagoni senza aver trovato niente. Si avvicinò ancora per osservare tutto da più vicino: il treno era diverso, sembrava un disegno finito in fretta, ogni dettaglio era sparito. Maya si accasciò sulle ginocchia incredula: -dove sono finita? Cosa mi sta succedendo?-